Per certi versi, fotografare un concerto mi ricorda la street photography o la fotografia sportiva. Semplicemente: non puoi controllare la scena né chiedere di ripetere un gesto. Devi solo restare pronto a cogliere l’azione nel suo punto più intenso, prima che passi.
Per anni ho fotografato il celebre Summer Jamboree con l'opportunità di muovermi sotto al palco. Ed è emozionante ritrovarsi completamente immersi nello show, con luci che cambiano come una roulette, il suono che vibra nelle ossa e i musicisti in continuo movimento.
Fotografare i concerti è faticoso — ore in piedi, spostamenti rapidi, concentrazione al massimo, e le orecchie che a fine serata fischiano — ma l’energia e l’adrenalina che si respirano sono impagabili.
Inoltre l'esperienza del Summer è stata una vera palestra: più di tanti corsi di fotografia, ho imparato a leggere la scena, a intuire il momento giusto e saper aspettare senza fretta. Ho imparato a muovermi come si deve, a conoscere a fondo la mia attrezzatura e a lavorare con precisione anche nelle situazioni più complesse.
Alcune mie foto sono poi finite in mostra, come in Rock’n’Roll is a State of the Soul.
Col tempo il Summer Jamboree è diventato anche un laboratorio creativo con cui sperimentare ritratti, street e altre forme di racconto visivo. Da lì è nata la serie Lost in the Fifties Tonight con cui nel 2021 ho ricevuto il premio “Autore dell’Anno – FIAF Marche”.
Segno che, a volte, una strada iniziata sotto le luci di un palco può portare molto più lontano di quanto previsto.
















































