Daniele Ferretti - Fotografie e diaporama

Daniele Ferretti è un fotografo e autore Fiaf. Ha realizzato serie fotografiche, shooting e audiovisivi fotografici. Conosciute e premiate le immagini e i ritratti del Carnevale veneziano, le fotografie di architettura urbana e di rievocazione storica. Ha collaborato a grandi eventi come il Carnevale di Venezia e il Summer Jamboree.

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Quando è la musica a scrivere la storia

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Mi ha sempre affascinato l’architettura urbana: le forme, le linee, le simmetrie che danno un volto alla città.  Mi piace l’estetica rigorosa, a volte fredda, ma capace di sorprendere con una sua bellezza silenziosa.

Qualche anno fa, sono partito per Londra con l’idea di perdermi nel quartiere della City. Avevo voglia di raccogliere una serie di scatti tra vetro e cemento, nel cuore finanziario della capitale: un territorio perfetto anche per osservare e fotografare quel flusso continuo di colletti bianchi immersi nel ritmo incalzante della metropoli.

All’inizio, le immagini realizzate erano solo frammenti isolati. Una raccolta estetica, ma ancora senza una direzione narrativa.

Il ritmo che prende il comando

Le foto di Londra sono rimaste nel cassetto per un po'. Poi è arrivata la musica, e qualcosa ha cominciato a muoversi.

Un giorno, per caso, stavo riascoltando la colonna sonora di Babylon Berlin — una serie TV che ho amato parecchio — quando è partita Dunkles Babes: una traccia potente, solenne, quasi ipnotica. Non il classico accompagnamento sonoro, ma una composizione incalzante e ossessiva che sembrava pretendere un racconto visivo.

Ho iniziato così a costruire l'audiovisivo Today is the day, non seguendo uno storyboard, ma lasciandomi guidare, almeno all’inizio, dal ritmo e dalle variazioni sonore di quel brano.

Riascoltandolo ripetutamente riuscivo ogni volta a vedere qualcosa di diverso: le foto della City prendevano un ordine nuovo, si raggruppavano in sequenze che sembravano dettate non dal senso logico, ma dal tempo musicale. Ogni pausa, ogni impennata, ogni rallentamento diventava un’indicazione visiva, ogni variazione una svolta narrativa. In definitiva, è stata la colonna sonora a suggerirmi la sceneggiatura finale dell'audiovisivo.

L'impalcatura sonora

Dunkles Babes funziona secondo me perché non si limita a evocare un’emozione ma impone una struttura.

E' un brano con un’architettura ciclica costruita su pattern ripetitivi e timbri profondi. Il ritmo, regolare ma pesante, ha qualcosa di meccanico, come il passo cadenzato di chi si muove spedito tra i grattacieli: cravatta stretta, sguardo fisso, tempo contato. È una musica che guida più che accompagnare, perfetta anche per evocare un senso di alienazione e di oppressione crescente.

È proprio all’interno di questa pressione sonora che le immagini hanno iniziato ad assumere senso e direzione.

Echi di un'altra città

Mentre lavoravo al video è arrivata un'altra suggestione.

In quella visione meccanica dell’umanità ho colto un’eco visiva di Metropolis, il capolavoro muto di Fritz Lang. Non era un riferimento voluto, ma qualcosa — nei grattacieli, nella città-macchina, nelle persone ridotte a ingranaggi — ha risvegliato l’estetica di quel film. È un’affinità spontanea: anche Today is the day, a suo modo, racconta la tensione tra individuo e sistema, tra l’ideale di progresso e il rischio di disumanizzazione.

Alla fine, la Londra che avevo fotografato è diventata lo sfondo per una riflessione più ampia: l’idea di un mondo che corre, accumula, consuma, e che prima o poi dovrà fermarsi.

La visione diventa pensiero

Today is the day non è solo un esercizio di ritmo o un omaggio visivo.

Nel dialogo tra musica e immagini è emersa, quasi spontaneamente, una lettura del nostro tempo: una corsa continua verso la crescita, l’efficienza, l’accumulo, che spesso lascia dietro chi non riesce a tenere il passo.

L'audiovisivo è diventato così anche un invito – o forse un appello – a guardare con occhi nuovi il sistema in cui viviamo. Non tanto per giudicarlo, ma per immaginare il momento in cui sarà possibile ripartire con regole diverse. E se nell'audiovisivo questo concetto emerge, è forse perché la musica ha saputo dire ciò che le immagini da sole non riuscivano a raccontare.

Prova ora a guardare il lavoro con questa chiave di lettura.

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